Open Source

Ubuntu Karmic: un’altra occasione perduta?

Ho installato la Release Candidate di Ubuntu 9.10 Karmic e ho avuto la conferma dei sospetti nati dalla lettura di tutte le discussioni degli sviluppatori nei mesi scorsi: ubuntu ha perso un’altra occasione per presentarsi come degno sostituto di Microsoft nei desktop aziendali.

Attualmente, in qualsiasi azienda di qualunque dimensione, un PC desktop deve essere in grado di:

  • autenticarsi in single-sign-on su Active Directory e dominio (generalmente Windows);
  • leggere il profilo assegnato e di conseguenza condividere le relative risorse di rete;
  • collegarsi con successo a un Exchange Server (almeno versione 2007);
  • condividere il calendario e le note con gli altri utenti;

Inoltre, se l’azienda è di maggiori dimensioni, eseguire un client SAP. Solo riuscendo a cogliere questi obiettivi si potrà cominciare a sostituire il desktop Microsoft con un desktop Ubuntu. In quelle aziende che già usano (poco) un desktop Linux, hanno installato SUSE che risolve almeno il 90% dei punti elencati, nativamente e di default.

Nessuno ha lavorato su questi argomenti per ubuntu karmic!

  • Però abbiamo delle bellissime notifiche OSD (on-screen display) che ci dicono istantaneamente “Pippo è online” se abbiamo in esecuzione un client di Instant Messaging (indispensabile per la produttività);
  • però abbiamo Empathy (non si capisce perchè), un nuovo Instant Messenger che ci mancava tanto. Pidgin funziona meglio e sul mio portatile  Empathy non importa gli account;
  • però abbiamo GRUB2 che funziona esattamente come GRUB1 tranne che il sistema di configurazione è stato rivoluzionato per confondere le idee e ora tocca studiare tutto di nuovo;
  • però abbiamo ext4 che consente la gestione di filesystem da 248 blocchi di disco (sapete quanto fa 2 moltiplicato 48 volte per se stesso? un ExaByte!);
  • però abbiamo il nuovo tema. Nuovo? Vedo sempre il magistrale colore fecal-ubuntu…

Mi viene da pensare a un grande capo indiano. Per almeno altri 6 mesi Ubuntu rimarrà nelle nostre case, o nelle aziende mono-dipendente.

44 pensieri riguardo “Ubuntu Karmic: un’altra occasione perduta?

  • Ah ahahhahahahahhaha

    Fabio mi fai morire! Se non fosse “drammatticamente ” vero sarebbe una bellissima barzelletta!

    Lunga vita a Ubuntu!

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  • Hai ragione per il fatto delle azienda infatti ho dovuto configurare sempre a manina tutte le configurazioni dov’era presente un server windows….una grande occasione persa…
    L’unica cosa da obbiettare è per grub e ext4….grub2 è la normale evoluzione (per chi avesse efi al posto del bios è indispensabile grub2)
    ext4 è anch’ esso la normale evoluzione…che male fa? fa il suo sporco lavoro più velocemente del predecessore….meglio no?

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  • Ciao Hispa,

    per carità, sono sempre il primo ad accettare le “normali evoluzioni”. Il problema però è questo: ci sono questioni più importanti!!

    P.S. ext4 sarà pure più veloce, ma io non l’ho notato. Sui PC umili, non cambia nulla. ext4 è studiato per i cluster di server data-store.

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  • telperion

    Completamente d’accordo con la tua analisi.

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  • Magari la Canonical avesse degli sviluppatori svegli come te…

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  • Certo non so molto di realtà aziendali, ma per alcuni versi concordo con la tua simpatica analisi. Le notifiche a schermo… nessuno mi toglie l’idea che sia un inseguimento di Growl di Mac OS, per esempio.. il tema marroncino in effetti non mi pare decisamente “rivoluzionario”, poi.. 😉

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  • D’accordissimo pero’ stimo comunque ubuntu perche’ per semplicita’, compatibilita’ e velocita’ di installazione non ha rivali..

    Detto questo uso debian su tutti i pc 🙂

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  • michele5ba

    hai ragione. ma speriamo che col tempo le cose migliorino. ps hai il blog come il mio 🙂

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  • IMHO invece la strada percorsa è quella giusta.

    Pensi che a questo mondo esista ANCHE SOLO 1 AZIENDA intenzionata a mantenere il suo server exchange e sostituire i client windows con altri linux?

    Il cambiamento arriva innanzituttto sui server, magari con l’introduzione delle soluzioni IBM smart_non_ricordo_cosa/domino, zimbra, di openexchange, magari in accoppiata con vtiger/sugarCRM, riducendo a 1/10 i costi di gestione (tutti o quasi applicativi web) e ottenendo una flessibilità unica. Vuoi mettere? accesso dall’esterno semplicissimo, sostituizione del parco macchine che comporta un impegno di tempo decisamente ridotto, nessuna necessità di aggiornamento dei client.

    Il mercato si sta spostando verso soluzioni cloud. Da questo punto di vista Ubuntu/canonical sono decisamente messe meglio di MS, RH, Novell. Già ora includono nelle soluzioni server il supporto a quello che OGGI è lo standard (Amazon/EC2).

    I problemi da te descritti riguardano ormai non il presente ma IL PASSATO.

    P.s. il tema IMHO (e non solo visti i commenti entustiasti che si leggono sui planet di gnome e linux) è spettacolare, EXT4 ha portato un incremento di prestazioni (che schifo non fa), Grub2 ha incasinato la vita esattamente come windows3.1 fece ai tempi del dos, Empathy è un’investimento nel futuro e cmq cose come la condivizione desktop sono molto più utili di emoticon personalizzate e caxxxxxe del genere.

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  • ah bè, ho appena guardato la home del tuo blog (è la prima volta che ci capit) e ho visto che l’hai scritto anche te -> https://www.acronico.it/2009/10/21/ibm-e-canonical-lanciano-ubuntu-desktop-per-le-aziende/

    Comunque sì, alcune cose riguardanti Ubuntu e le altro distro linux continuo a trovarle davvero stupide…
    Le cose che hai elencato te a me non interessano perchè uso ubuntu come pc home e basta, ma ci sono altre cose davvero odiose…
    Tipo che per far andare un DVD si diventa scemi prima di capire che bisogna cercare info su google su come far andare i dvd, e dare almeno 3 comandi al terminale!
    Nel 2009 non è possibile una cosa simile!
    Ed è sempre, purtroppo, colpa di quei puristi che non possono vivere con un codec propietario sul pc, ma piuttosto si mettono a scasinare 8 ore col terminale!
    E se proprio non volete il codec propietario, quando inserisco il DVD cheidetemi se voglio installarlo!
    Io uso Ubuntu da tempo e non ho fatto fatica a trovare la soluzione, ma un nuovo utente rimarrebbe spiazzato in una situazione simile!

    E purtroppo anche questa non è l’unica cosa che trovo “stupida” di Ubuntu…

    Poi sì, di desktop aziendali non me ne intendo :p

    Comunque mi hai fatto fare due risate.. 😉

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  • A parte che 2^48 non è due con quarantotto zeri dietro, ma messa così sembra che Canonical scriva o contribuisca a determinati software piuttosto che altri.
    Se togli il tema e le nuove notifiche, il resto è tutto sviluppato da progetti che non sono guidati assolutamente da Canonical, ed è perfettamente normale che una distribuzione diffusa come Ubuntu resti al passo coi tempi nell’aggiornare le tecnologie alla base della piattaforma.
    Contrapporre questo a quella che invece è una pura scelta di filosofia, ovvero orientare la distribuzione verso un target desktop/consumer invece che business/enterprise, sinceramente mi sembra sbagliato e fuorviante; e lo dico da contentissimo utente Fedora.

    Casomai, il vero problema è che spesso le vere feature caratteristiche (upstart, le patch che sono state applicate ai vari programmi per supportare le nuove notifiche, probabilmente anche altro) a volte non funzionano come dovrebbero, e che sono spesso molto divergenti dal codice upstream.

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  • Non sono d’accordo (e lo sono con @Barra):

    le aziende che descrivi tu saranno il 10%, in Italia. Nel nostro paese, infatti, quasi il 60% delle aziende è formata da 2,7 addetti, proprietà e management compresi. Senza considerare le 4 milioni di partite iva.

    Questa enorme utenza molto probabilmente manco sa cosa sia (per loro fortuna) un Active Directory o un Exchange Server. Hanno bisogno di un desktop funzionante, di servizi a loro dedicati veloci ed economici, di poter usare il loro pc o portatile senza dover impazzire, etc etc.

    E non è un caso che la metà di questa gente usa firefox, una parte non insignificante di loro Open Office e una quota significativa Thunderbird.
    Quegli strumenti che servono al 95% di questi utenti e degli utenti in generale.

    Quello che manca, ancora, è l’assistenza. Non che non ci sia, ovviamente, ma non è strutturata, organizzata e visibile.
    Sia a livello di privato che – soprattutto – a livello d’azienda e di pubblica amministrazione.

    Una volta che avremo queste strutture, anche le aziende di grosse dimensioni potranno iniziare a ragionare seriamente il passaggio al software libero.

    A mio modesto avviso, ovviamente! 🙂

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  • @Franco : te lo dico per esperienza. Sanno tutti (purtroppo) cos’è un’Active Directory e (fortunatamente) le aziende italiane non sono formate da 2,7 addetti. Io vivo a Roma, e ancora le utenze sono vastissime. Se riesci a trovarmi solo un ministero, grande ente, SpA pubblica che installa e usa Firefox e Openoffice, ti pago una birra!

    @Barra: quello che rappresenti tu è il mercato americano, non ti confondere. Qui ancora nessuno si sta spostando verso il cloud e non credo che lo farà per i prossimi 5 anni almeno.

    @cosimoc: non ho parlato appositamente di Canonical. In ogni caso, visto che stanno cercando di fare accordi con IBM per distribuire il desktop su mercati business/enterprise (vedi qui), credo che sia necessario prima introdurre gli strumenti adeguati. (Ho corretto il refuso del “2”, andavo di corsa, grazie)

    @Leolas: quella notizia l’avevo data anch’io nel mio Blog, ma anche qui vale solo per USA. In IBM-Italia non sanno nemmeno di cosa si sta parlando e non hanno nessuna intenzione di presentare Ubuntu alle loro aziende. Anche perchè (come vedi dalla notizia) il “plus” è dato solo dalle applicazioni OCCS per la produttività di IBM, ma quelle non mancavano in Ubuntu. Manca invece l’integrazione enterprise.

    Rispondi
  • @Fabio

    Anch’io te lo dico per esperienza, oltre che per “cultura generale”.
    Partiamo da quest’ultima:

    Sergio Bologna, Ceti medi senza futuro? Scritti, appunti sul lavoro e altro, Roma, DeriveApprodi.

    Uno dei libri più interessanti sulle trasformazioni del lavoro nel nostro paese, uscito nel 2007. L’autore è uno dei più importanti intellettuali italiani, storico e sociologo di formazione (ha insegnato all’Università nel nostro paese e in Germania), ora è il principale esperto di logistica italiano ed uno dei più importanti in europa.

    I dati sulle imprese italiane li ho presi da questo libro. Lui li ha presi da fonti ufficiali, che cita ampiamente:

    il 57% delle aziende italiane è formato da 2,7 addetti, proprietà e management compresi.

    Come giustamente dice Bologna, non si tratta di aziende – che per gli studiosi devono avere almeno 3 figure: la proprietà, il manager e il lavoratore – ma di liberi professionisti che si associano per smazzarsi le spese e presentarsi meglio al cliente.

    Oltre a questi, il nostro paese ha 4 milioni di partite iva, ed una quantità pari alla metà di “precari”. Questi ultimi due gruppi sono in grandissima parte formati da giovani sotto i 35 anni, cioè coloro che nel nostro paese sono maggiormente informatizzati.

    Questo il quadro sociologico della composizione del lavoro in Italia (a grandissimi tratti): cioè la maggior parte dei lavoratori italiani e – soprattutto – la maggior parte dei giovani lavoratori italiani.

    Quanto all’esperienza personale, ho lavorato per 5 anni come tecnico informatico per un’associazione di categoria del commercio e delle PMI. Non in una delle grandi città italiane, ma in provincia. Cioè dove vivono 2/3 della popolazione italiana.
    I miei “clienti” non è che non conoscevano l’Active Directory: non conoscevano manco l’email e non l’usavano. E quando nel 2003 è uscita la nuova, folle legge sulla privacy, il 25% di loro ha tolto il pc dalla sua attività lavorativa.

    Mi sa che tu generalizzi il tuo ambiente di lavoro – Roma, i ministeri, le SPA – all’Italia. Il nosto paese è arretrato, formato da piccole e piccolissime aziende, dove le innovazioni – soprattutto quelle tecnologiche – arrivano che anni di ritardo rispetto al resto del mondo.

    Quello che interessa alla grande massa produttiva è risparmiare.

    Dove abito io, una delle zone più depresse, economicamente parlando, della Toscana, una fetta non indifferente dei commercianti e delle PMI usa Open Office. Perché risparmiano un sacco di soldi, e gli interessa solo quello.

    Ciao 🙂

    Rispondi
  • @Franco: grazie per le precisazioni sulla tua esperienza. Qui purtroppo non è così. In ogni caso sono d’accordo sulle tue conclusioni circa l’arretratezza tecnologica italiana, il che ancor più stride con il parere di Barra (cloud in Italia?)

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  • Ubuntu è principalmente usato da normali utenti mentre suse e red hat sono più usate in ambienti aziendali, quindi non mi stupiscono le scelte di Canonical.

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  • @Marco. Quello che riporti è un dato di fatto, e concordo pienamente. Teniamoci allora Ubuntu in casa e lasciamo il grande mercato aziendale a Microsoft, RedHat e SUSE, senza fare accordi roboanti con IBM per introdurre il desktop ubuntu nelle enterprise, cosa che almeno da noi se non cambiano le cose non avverrà mai.

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  • @Leolas:
    il discorso dei dvd è dovuto a questioni legali. Se acqusiti una macchina dell con su ubuntu questa è in grado di riprodurre dvd senza complicazioni. Vuoi risolvere? acquista un player dvd x linux (la licenza x le tecnologie costa). Il problema non è tanto il codec ma le protezioni. Con un dvd non protetto ti ubuntu ti esibisce l’installazione dei codec senza problemi.

    @cosimoc
    Vero che spesso il lavoro di Canonical in passato non è finito in upstream ma oggi le cose vanno molto meglio, esiste un sito pensato per semplificare il porting in debian delle patch. Con i Papercuts poi si è lavorato molto a contatto con gli sviluppatori ufficiali anche grazie ai nuovi ‘dipendenti’ di Canonical, persone molto ben viste nelle comunità.

    @Fabio
    Appunto, vivi a roma. L’unica città (con Milano) dove il tuo discorso ha senso. Il grosso del mondo dell’imprenditoria italiana è composto dalle piccole aziende del triveneto, dell’emilia e lombarde. Esempi di PA che usano openoffice? Qui http://erlug.linux.it/linuxday/2009/ leggo che il comune di bologna usa openoffice. L’amministrazione provinciale di modena INVIA TUTTE LE COMUNICAZIONI IN FORMATO RTF in modo da poterle rendere leggibili anche con wordpad.

    Sui Cloud allo smau ho presenziato a un’evento organizzato da IBM. Sono 5 anni che vengono soluzioni Cloud (ai tempi avevano nomi diversi) alle GRANDI aziende italiane: banche e assicurazioni. Google App è Cloud computing. Dropbox/UbuntuOne sono cloudcomputing. Applicativi come sugarCRM, vtigercrm, openexchange, openerp, le soluzioni MS dinamics sono cloud computing. Facebook e simili sono sistemi cloud (ok, abbastanza inutili in ambito aziendale ma non cambia il discorso).
    Io ci campo su queste cose. Cerca sui forum di vtiger o sugarcrm, di aziende PICCOLE che offrono soluzioni cloud ne esistono un sacco.

    Ho sviluppato un applicativo web che consente a un’agenzia viaggi di vendere e gestire le quote delle liste nozze direttamente sul proprio sito web. Gli sposi hanno accesso a un resoconto con le quote vendute e quelle ancora disponibili. Gli invitati hanno la possibilità di acquistare direttamente online (senza pagare con la carta di credito, siamo in un paese di provincia e la gente ‘non si fida’ di queste cose, ad ordine concluso nella mail di conferma ci sono le istruzioni per il bonifico) e l’agenzia ha un bel sistema di reportistica. Questo non è un sistema di Cloud computing?

    Con VtigerCRM installato su un discreto webserver e con un pò di banda a disposizione è un sistema completo per la gestione di un’azienda non necessariamente piccola: preventivi/ordini di vendita/fatture/gestione clienti e fornitori (queste non molto evolute a dire il vero)/integrazioni con sistemi voip e molto altro. La vuoi in azienda? ok, prendi un server e ci ficchi su tutto. Il client basta che abbia un browser ‘decente’. Devi renderlo raggiungibile dall’esterno? o usi questo server e configuri adeguatamente la rete oppure acquisti un webserver.
    A casa ho su un pc (quello da cui scrivo) con Virtualbox installato e accedo alla VM anche dall’esterno. La mia schifosissima ADSL 7mb telecom basta e avanza per gestire anche 4/5 utenti contemporaneamente. Se serve più banda le soluzioni cmq non mancano.

    Vedi dal mio punto di vista la scelta di Canonical di spingersi (prima della concorrenza RH/Novell) nella direzione delle soluzioni Cloud è vincente. Nei prossimi mesi studierò le soluzioni offerte dall’ultima ubuntu server per farmi trovare pronto con l’arrivo di Lucid (che se ben ricordo dovrebbe essere LTS).

    Scusa la lunghezza ma sono sveglio dalle 5, sono influenzato (h1n1? boh…. tieniti lontano dal monitor, si sa mai :P) e non ho di meglio da fare!

    P.s. Dalle mie parti il 90% di chi vende soluzioni IT alle aziende non sa configurare ‘decentemente’ un’active directory ed è già tanto se sa cosa sia un protocollo IMAP, proprio perchè le realtà sono piccole e (a causa della scarsa ‘informatizzazione’ dei clienti) mettere un server in casa a uno che per riavviarlo segue il cavo della corrente e stacca la spina non ha senso.

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    • @Barra: i papercuts sinceramente sono una cosa che mi fanno abbastanza arrabbiare, dato che vuoi la pulizia, identifichi i dettagli che bisognerebbe correggere e in molti casi non produci concretamente patch, o produci patch non pulite, che, rifiutate upstream, verranno utilizzate soltanto nei pacchetti Ubuntu. Mi piace molto di più l’atteggiamento che sta avendo ultimamente RedHat che, senza annuinci roboanti come quello dei papercuts, sta attualmente correggendo pletore di bug direttamente upstream per far sì che Fedora 12 abbia un interfaccia pulita.

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  • @Barra: mi fa piacere leggere che c’è qualcosa, ma converrai con me che se escludi Roma, Milano, e forse qualche altra grande città, stiamo parlando veramente della minoranza.

    OpenOffice è usato nelle piccole realtà amministrative periferiche, ma siamo ben lungi dal dire che usano il desktop Ubuntu come ad esempio invece fa il Parlamento francese o la Gendarmerie.

    La grande rete pubblica italiana (un tempo si chiamava RUPA e ora SPC) è stata scritta per erogare solo servizi Microsoft/Windows, perciò qualunque ente/ufficio/ministero/agenzia collegata a SPC DEVE necessariamente usare Windows altrimenti non può usufruire dei servizi di rete.
    Ho passato 2 mesi presso un’agenzia che controlla tutti i servizi amministrativi di un grande ministero, con il supporto diretto di Canonical, e non siamo riusciti ad integrare un desktop Ubuntu nel sistema. La stessa Canonical si è arresa.

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  • secondo me la tua analisi ha del vero, ma è estremamente negativa… mi piacciono le varie cosucce grafiche, mi piace ext4, forse andava aggiunto qualcosa, ma resta una validissima alternativa per l’utenza media e una valida alternativa per le pmi… c’è ancora da migliorare certo, ma non possiamo paragonare il supporto e l’interessamento di microsoft per le aziende a quello di ubuntu, ci sono notevoli dollaroni di differenza, sarebbe grave se ubuntu potesse competere ad appena 5 anni dalla sua fondazione… forse tra un paio d’anni si

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  • @Fabio:

    vero che ubuntu in una PA è ancora utopia ma si parte dal basso. In Francia la diffusione di linux desktop in ambienti ‘professionali’ (di varie dimensioni) è molto più avanzata. E non per meriti tecnici ma per ‘nazionalismo’. Mandriva è metà francese, i francesi sono un popolo ultranazionalista (guarda il mercato delle auto e le leggi per la musica in radio) e quindi di è incentivato l’investimento in prodotti ‘nazionali’. Inoltre In francia esistono almeno 2 grandi aziende che offrono supporto tecnico ‘ufficiale’ ad Ubuntu e non sono nate per gestire PA, anche se oggi hanno grandi commesse da esse.

    Sinceramente approvo la scelta fatta (recentemente) di scegliere come partner tecnico MS. Oggi lo stavo deve ‘evolvere’ e abbandonare la carta. Sinceramente penso che solo MS abbia la forza per portare a termine un passaggio del genere (almeno in Italia). Sono però OT quindi la chiudo qui.

    Su openoffice che dire… c’è e si usa, quasi tutti gli enti locali dalle mie parti ne fanno un forte uso visto ceh l’alternativa è office97 o office pirata (cmq molto diffuso sui pc pubblici). Il problema IMHO è un’altro: un documento office 97 si apre su qualunque altra versione della suite MS e quasi sempre il risultato è perfetto. I formati oOo non sono così, almeno per ora: prendi la suite lotus symphony, crei un documento, lo salvi in formato odf e vedrai che non si apre correttamente. Stesso discorso con Koffice. Abiword poi non so nemmeno se sia in grado di aprire i formati oOo. Una volta che LO STANDARD OPEN SARÀ DAVVERO TALE le PA potranno adottare quello che vogliono senza problemi.

    Rispondi
  • @Fabio

    I dati sono in continuo movimento, Fabio, e non da oggi.
    Nel 2005 partecipai al Progetto FUSS (http://www.fuss.bz.it/), con cui la Provincia di Bolzano migrò al software libero tutti i pc di tutte le scuole di lingua italiana. Per un totale di 2500 macchine (il 95% del totale).
    L’università di Siena sta migrando al software libero col progetto GNUnisi (http://www.gnu.unisi.it/).
    La provincia di Grosseto (http://www.provincia.grosseto.it/) usa software libero in tutti i suoi server ed ha stretto un accordo con i Lug locali per iniziare a ragionare sui desktop.
    Il comune di Firenze sta ragionando della cosa da temo, ha iniziato a fare delle cose.
    La regione Toscana ha avviato il progetto PAAS (http://old.e.toscana.it/paas/), dove una delle prerogative preferenziali è l’adozione di software libero.
    E mi fermo, che non vorrei tediarvi troppo.

    Non mancano, nel nostro paese, esempi anche importanti di adozione di software libero nella PA. Così come nel privato (Ami, Agenzia di stampa di Roma, quotidiano on-line, produzioni multimediali e video, una realtà che si sta facendo strada in quel campo, usa al 95% software libero, ad iniziare dalla redazione, da quello che pubblica sul web, video e foto. http://agenziami.it).
    Quello che manca è il governo, da una parte (senza distinzioni di colore, ché in tutti i casi nessuno ha mai fatto nulla, se non chiacchiere. E poche).
    E una rete di assistenza degna di questo nome.
    Sui perché si può ragionare a lungo, ma ad ora questo è il dato.

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  • a prescindere da quello che hai scritto, nessuna persona sana di mente userebbe Ubuntu in azienda.

    Le uniche soluzioni sensate sono RHEL (o CentOS) e SLED.

    Il resto è roba da hobbysti e niente più.

    Rispondi
  • @Franco: come soluzione Linux generale, quindi anche come Desktop.

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  • @Federico:permettimi di dissentire. CentOS è ormai una distro ‘allo sbaraglio’ tra ipotesi di fuga (con i soldi dei finanziamenti) del leader e un’inconsistenza del progetto ormai (IMHO) irrecuperabile. IMHO RHEL oppure meglio ubuntu.

    Canonical offre SUPPORTO SERIO, una garanzia su cui sviluppare le proprie soluzioni. Ho provato varie soluzioni basate su CentOS e spesso ci sono stati problemi (trixbox ad esempio, guarda sul forum quanti kernel panic e altri casini) e ORA scelgo, quando possiible, di usare le ubuntu LTS.

    Dammi 1a spiegazione tecnica che possa far preferire CentOS. Stabilità? Ho su vari sistemi con ubuntu server 6.06LTS (e successivi), MAI UN PROBLEMA. Oggo con l’introduzione di soluzioni x il cloud computing in Ubuntu server chi sviluppa queste soluzioni trova gli strumenti ideali per la propria attività già belli pronti all’interno di una distro.

    Sul discorso desktop evidentemente non hai mai usato CentOS che si dimostra decisamente inadatta e incompleta per le esigenze di un utente ‘standard’, così come (per stessa ammissione di RH) lo è RHEL, distro che per il 99% è dedicata al settore server. Un esempio? attualmente entrambe montano oOo 2.3. Installiamo a mano la versione 3.1? Facciamo lo stesso x firefox, pitivi/empathy, flash, totem/gstreamer?
    Così cosa otteniamo? un sistema decisamente più sporco (e quindi potenzialmente più stabile) di quello reso disponibile dall’ultima ubuntu.

    Rispondi
  • @Franco: sei fai un giro su questo blog nella categoria Open Source troverai già le notizie a cui ti riferisci per la provincia di Grosseto e altre introduzioni dell’open source in Italia.

    Ciò però a cui mi riferisco io è l’introduzione del desktop Ubuntu in azienda, e questo è ancora molto lontano nel futuro (se elimini le piccole imprese mono-dipendente). Il problema nasce dal fatto che il desktop Ubuntu da solo è il migliore in assoluto (a mio parere); laddove lo devi integrare in una rete Windows esistente, però, non ha strumenti validi di integrazione.

    Rispondi
  • @Barra: basta una sola parola: stabilità. Ma non inteso nel senso che il sistema “funziona” ma inteso come sistema che non ti cambia sotto il sedere ogni 3 giorni.

    E non parlarmi dell’LTS perchè il discorso non regge nemmeno li.

    RHEL è l’unica distro (insieme forse a SLED) che mantiene la compatibilità binaria dal giorno 0 fino alla fine del suo ciclo di vita ( > 10 anni) backportando features e fix nei pacchetti rilasciati.

    Questo ti garantisce che se installi un software X non appartenente alla distro, questo funzionerà per il resto dei suoi giorni, e non si spaccherà a sorpresa solo perchè hai installato un’altro pacchetto che ha aggiornato una libreria cambiandone versione.

    A me è successo più volte con Debian (che non è proprio una distro mantenuta da sprovveduti) e dopo essermi scottato sono passato totalmente a CentOS e non ho mai più avuto grane di questo tipo.

    Se poi parliamo di “stabilità” intesa come “il sistema funziona bene” … beh… lasciamo perdere che è meglio, ok?

    Poi, se prima di sentenziare che “io non ho mai usato CentOS” come sistema Desktop, avresti fatto meglio ad informarti prima su chi sono. Uso Linux da 12 come unico sistema operativo a casa e per lavoro. Ho usato praticamente qualunque distro e Fedora e Centos sono le mie distro per il Desktop da anni ormai.

    Rispondi
  • @Federico: ti ringrazio per il tuo intervento, ma qui non vorrei aprire un flame Ubuntu vs CentOS, altrimenti faremmo sempre il gioco tanto desiderato da Microsoft.

    Rispondi
  • Ok, hai usato Centos come sistema dekstop e non hai notato differenze dispetto a ubuntu? L’ottimizzazione e l’integrazione tra i vari applicativi è evidete che sia di un’altro livello.

    L’esigenza di avere una ‘piena compatibilità binaria’ è (IMHO):
    1- un’esigenza di pochi, soprattutto nelle piccole aziende.
    2- una garanzia cmq poco ‘garante’ di perfetta stabilità e funzionalità. Cosa che ho sperimentato più volte con Trixbox, distro (basata su centos) che ad ogni aggiornamento si comportava in modo diverso (e occhio che parlo di aggiornamenti x la sicurezza). Colpa del manteiner della distro? forse, anzi probabile ma è la dimostrazione che cmq non basta usare CentOS per non avere rogne.

    La problematica che tu descrivi è reale, ma quasi esclusivamente per quelle aziende che usano soluzioni scritte su misura (banche, enti pubblici ecc). Il 99% delle aziende italiane possono usare ubuntu come sistema per fileserver, server di posta, server web senza nessun problema. 5 anni di una LTS bastano e avanzano in queste realtà (nel frattempo cambieranno quasi certamente le tecnologie e le esigenze).

    Rispondi
  • @Fabio, come vuoi, ma visto che si parlava in Ubuntu in azienda mi sembrava che il mio contributo non fosse off topic.

    Di solito i punti di vista contrari ai propri dovrebbero aiutare o per lo meno far riflettere, ma evidentemente, quando c’è troppo fanatismo vengono presi per flame.

    Buon proseguimento,
    Federico

    Rispondi
  • @Federico: hai ragione, si parla di Ubuntu in azienda. Meglio non travisare su argomenti tipo Ubuntu vs CentOS, magari apriamo un nuovo thread per questo..

    Rispondi
  • @Barra: non so cosa sia trixbox, ma non ho mai visto comportamenti simili con RHEL/CentOS.

    Avere un sistema operativo stabile è un bene, per la mia esperienza, irrinunciabile, ed è per questo che non introdurrei mai una distro “semestrale” in azienda se non in casi rari (ad esempio sul Desktop di chi se lo sa amministrare autonomamente).

    E non solo per evitare problemi con software di terzi parti ma perchè in generale i cambiamenti continui rappresentano costi e problemi.

    Questa è la mia esperienza e il mio punto di vista, ma siccome Fabio mi ha gentilmente invitato a non continuare, devo chiudere qui la discussione.

    Ciao,
    F.

    Rispondi
  • @Barra: Centrify è una soluzione server, ed è pure a pagamento. L’unica soluzione per il desktop rimane Likewise-open, che non è propriamente a punto per ubuntu e consente solo l’autenticazione. Nella condivisione delle risorse rispetto a un profilo assegnato, siamo ancora distanti.

    Rispondi
  • @Federico dice:

    “Avere un sistema operativo stabile è un bene, per la mia esperienza, irrinunciabile, ed è per questo che non introdurrei mai una distro “semestrale” in azienda”.

    Ubuntu rilascia ciclicamente – ogni 2 anni circa – una versione LTS, ossia Long Term Support:

    https://wiki.ubuntu.com/LTS

    Così, per precisione e non per sterile polemica.

    Dopo di che, onestamente, il dibattito su quale sia la “distribuzione migliore” mi ha tediato da anni (al pari di quello su “l’editor migliore”, quello su “il DM migliore” e alla pari di quello su “chi ce l’ha più lungo” ;).

    Sulla base della mia esperienza (magari piccola, ma sono nell’ambiente a livello professionale dal 1999), il nodo principale è: cosa preferisce usare l’amministratore della rete e i vari responsabili tecnici?

    Io ho lavorato per 5 anni in un’azienda con 60 dipendenti, i quali non avevno voce in capitolo sugli strumenti. Figurarsi in una con 600 o 6000.
    Noi, l’ufficio del responsabile IT di cui facevo parte, sceglieva le tecnologie, le provava, le adottava, le installava e gestiva. L’utente imparava ad usarle. Al massimo poteva lamentarsi. Stop.

    Quindi, tornando a bomba, la questione è, a mio avviso:

    1) contribuire a creare una rete di aziende di consulenza sul software libero (o open source dir si voglia), diffusa territorialmente e fatta da soggetti seri (e si sta costruendo e ramificando, anche se molto lentamente);
    2) continuare a fare pressing e – aimé – lobbing sulle aziende e sulle PA, soprattutto, per fargli scegliere, almeno parzialmente, il SL;
    3) continuare a lavorare e a contribuire – con qualsiasi mezzo possibile – al miglioramento del SL:

    Il resto, a mio modestissimo avviso, e senza voler offendere nessuno, sono chiacchiere 🙂

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  • @fabio: vero, quella è una soluzioen per sistemi server, e dir che è ben evidente. La febbre mi fa perdere razionalità e avere allucinazioni! com’è che mi arriva x email la notifica di un commento (rivolto a me tra l’altro) che non compare però qui?

    Boh io rispondo comunque:
    Cosimoc, permettimi di dissentire visto che seguo con attenzione il blog di chi ha curato i papercuts (nonchè il creatore di gnome-do quindi UN DIO IN TERRA :D:D) per ogni ‘papercuts’ accettato ha spiegato nei dettagli (ok, non per tutti ma buona parte) come si sono mossi nei confronti del ‘ramo ufficiale’ (che quasi sempre ha accettato la patch o ne sta valutando l’efficacia).
    La bontà del progetto è dimostrata anche dal fatto che alcune patch erano state sviluppate anni fa da alcuni hacker ma solo grazie alle segnalazioni dei papercuts sono finalmente state integrate.
    Fedora fa qualcosa di simile? lo fa meglio? può essere, peccato che la mancanza di comunicazione con la comunità ‘non estremamente attenta’ non si accorga di questo operato.

    Siamo sempre li: marketing, comunicazione, visibilità. Questo è il successo di qualunque buon progetto, più che questioni tecniche e menate simili (MS prima e Apple oggi ne sono la dimostrazione).

    IMHO Canonical non fallisce nei suoi intenti. E’ uscita Karmic e (seppur poco) se ne è parlato sui media italiani (ho letto un’articolo su repubblica e so di una trasmissione su radiorai). Con la prossima LTS le cose saranno anche più evidenti (ricordo che con hardy ci fu un bel movimento, con tanto di trasmissioni sulle tv nazionali). Altre distro non hanno mai ottenuto questi risultati che però sono fondamentali nel mercato di oggi (il grosso delle vendite di ipod è MARKETING, non qualità dei prodotti).

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  • @Barra-> il commento di Cosimo è inserito tra questi commenti, in risposta a quello tuo del 29 ottobre. Circa la trasmissione su radiorai – Caterpillar -, la trovi su questo blog (c’ero io) ma non è proprio il massimo

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  • @Fabio
    solo un chiarimento tecnico. I punti che indichi all’inizio del post (4+1) …quanto sono lontani? Non ci sono pacchetti neanche, magari, in sviluppo e quindi ancora mal funzionanti, ma prossimi? O non c’è proprio nulla?

    In ogni caso, cosa usa SUSE ‘nativamente e di default’?.

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  • @Franco Vite:

    So benissimo cosa è Ubuntu LTS, ma non è “stabile” nel senso che si diceva nei messaggi precendenti.

    Leggiti il lavoro che fa Red Hat per backportare features e supporto per il nuovo hardware nel kernel e nel resto dei pacchetti.

    Quando Canonical riuscirà in uno sforzo paragonabile, Ubuntu potrà essere considerato qualcosa di stabile, fino ad allora anche le LTS saranno solo distro semestrali (perchè sono comunque sviluppate in 6 mesi) con una vita un po più lunga e niente più.

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  • si chiede più sù l’indicazione di una grossa azienda che usa open office e firefox.
    la asl rmc è un’azienda pubblica con 6.500 dipendenti e utilizza firefox e open office.

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