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Introduzione a un’innovazione responsabile - Parte prima -

L’innovazione (scientifica o tecnologica) offre spesso nuove e inimmaginabili funzionalità che di conseguenza comportano nuovi mercati di affari, nuovi scambi commerciali e – quindi – una nuova prosperità economica. Tuttavia non sempre l’innovazione porta solo profitti economici. Ci ha offerto la penicillina, i vaccini e altri servizi igienico-sanitari. Come risultato di questo tipo di innovazioni, la nostra aspettativa di vita è aumentata drasticamente e centinaia di milioni di persone sono state curate dalle malattie nel corso della storia.

Eppure questa è una visione a senso unico, limitante, la quale tiene conto solo di alcune minime esigenze dell’essere umano, trascurandone certamente le più importanti. Se qualcosa è davvero innovativo, ha sempre senso porsi la domanda “ma è anche buono?”. Sono molteplici gli esempi di innovazioni inizialmente accolte con entusiasmo e che successivamente hanno suscitato serie preoccupazioni morali. Un esempio per tutti, i pesticidi con DDT o i materiali da costruzione contenenti amianto.

Ci preoccupiamo – come è giusto che sia – dei cambiamenti climatici, delle energie rinnovabili, dei veicoli autonomi, dei big data e della privacy, del proliferare dell’energia nucleare. Sappiamo ormai che molte delle nostre innovazioni hanno un grande impatto globale: colpiscono le persone in angoli remoti della Terra, il pianeta nel suo complesso e le generazioni future.

Le nostre innovazioni hanno persino iniziato a modificare ciò che significa essere umani. Occorre assumere la responsabilità delle nostre innovazioni e renderci conto che la tecnologia non è mai neutrale, ma presuppone sempre l’accettazione di una particolare insieme di valori. In altri termini, la tecnologia eredita i valori di chi l’ha progettata. Particolarmente significativa la frase che Winston Churchill pronunciò al Parlamento inglese nel 1944: “Prima noi diamo forma agli edifici, poi sono questi a dare forma a noi“.

Recentemente, alcuni studi di ingegneria del software hanno attirato l’attenzione sul fatto che la tecnologia dell’informazione e della comunicazione è un nuovo importante vettore di valori. È stato dimostrato come motori di ricerca, software finanziari e sistemi di informazioni geografiche (GIS) possono contenere algoritmi e modelli controversi che modellano il nostro comportamento e il nostro modo di pensare quando li adottiamo.

Se le nostre tecnologie non vengono valutate in modo critico dagli utenti, per quanto riguarda i valori che li fondano, si corre il rischio evidente che si accettino supinamente i concetti di sostenibilità, sicurezza e protezione, salute e benessere, privacy e responsabilità stabiliti da chi detiene il potere della tecnica.

In una visione ottimistica, le nostre innovazioni non dovranno essere solo orientate a risolvere le nostre grandi sfide, ma dovrebbero esse stesse essere espressione dei nostri valori morali condivisi. La tecnologia è troppo centrale nel mondo odierno, e la scienza alla base è fondamentale, così che diventa praticamente impossibile accettare l’innovazione solo dopo che si è attentamente riflettuto sui risultati ottenuti e misurate le conseguenze sui vari piani della vita fisica, sociale, psicologica e sull’impatto ambientale. L’innovazione dovrebbe anche essere interpretata e valutata dal punto di vista morale, laddove la sua applicazione è inerente ai costumi di società e di culture differenti; nella vita pratica una scelta inconsapevole tra azioni ugualmente possibili può portare ad effetti molto rilevanti fino a distruggere la cultura ancestrale di popoli e nazioni.

Non c’è alcuna garanzia che esistano sempre facili soluzioni ai nostri pressanti problemi morali. Abbiamo l’obbligo di verificare se tali possibilità esistano, anche se queste comportassero approcci drastici e fondamentali.

Questo potrebbe essere visto come un problema, da parte dei produttori. Tuttavia, ciò potrebbe far nascere l’impegno a cercare di accogliere valori differenti grazie a innovazioni mirate al rispetto dell’umanità e del pianeta su cui essa abita.

È possibile a questo punto esporre con maggior dettaglio la definizione di innovazione responsabile, così come enunciata dalla Direzione Generale per la Ricerca e l’Innovazione della Comunità Europea : “L’innovazione responsabile è un’attività o un processo che può dar luogo a design e funzionalità precedentemente sconosciuti o relativi al mondo fisico (ad es. progetti di edifici e infrastrutture), al mondo concettuale (ad es. quadri concettuali, matematica, logica, teoria, software), mondo istituzionale (istituzioni sociali e giuridiche, procedure e organizzazione) o combinazioni di questi, che – una volta implementate – siano in grado di ampliare l’insieme delle possibili opzioni per la risoluzione di una serie di problemi morali“.

In altri termini, un’industria che abbia come caratteristica determinante, ancor prima della massimizzazione del profitto, il rispetto dell’humanitas, del pianeta e delle generazioni future che lo abiteranno.

 

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